Rilevamento geomorfologico e cartografia
Realizzazione - Lettura - Interpretazione
Premessa
Quando all’inizio del 2013 Dario
Flaccovio ci ha proposto di scrivere un testo che avesse come tema la
geomorfologia, dopo qualche naturale esitazione, peraltro subito rimossa,
abbiamo accettato volentieri e con slancio questo nuovo impegnativo incarico.
Le motivazioni che ci hanno spinto ad accettare sono state diverse, prima tra
tutte la ferma convinzione che una disciplina come la geomorfologia sia da
valorizzare e divulgare, soprattutto sotto l’aspetto tecnico applicativo,
tramite il rilevamento geomorfologico di campagna.
Siamo decisamente convinti,
infatti, che il corretto approccio per lo studio e la ricerca delle
caratteristiche fisiche dell’ambiente che ci circonda siano possibili
principalmente attraverso il rilievo diretto di terreno e solo secondariamente
mediante le metodologie di rilevamento a distanza con opportune tecniche
strumentali.
Questo testo è stato concepito sulla base della nostra lunga
esperienza lavorativa, come geomorfologi del Servizio geologico d’Italia,
maturata nel campo del rilevamento geologico-geomorfologico e della cartografia
geotematica, in diversi contesti del territorio nazionale caratterizzati da
differenti ambienti morfogenetici.
Teniamo a precisare che questo
non è, e non
intende essere in alcun modo, un testo di base di geomorfologia.
Nel nostro
Paese alcuni stimati accademici hanno prodotto trattati di questo tipo, con
finalità soprattutto scientifiche e didattiche, rivolte principalmente agli
studenti dei corsi universitari afferenti alle Scienze della Terra.
Pertanto,
nel volume, dando per acquisite le principali nozioni fondamentali, abbiamo
cercato di ridurre all’essenziale le definizioni, gli aspetti speculativi e i
concetti teorici della geomorfologia, soffermandoci maggiormente, invece, su
questioni concrete ed applicative.
In quest’ottica ci siamo posti l’obiettivo di
fornire una serie di considerazioni e di indicazioni pratiche che, a nostro
avviso, possono risultare di grande utilità agli operatori del settore e
costituire, speriamo, una guida da adottare per il rilevamento geomorfologico e
un ausilio nella lettura e nell’interpretazione delle carte geomorfologiche.
Il
testo è stato, infine, arricchito con tre appendici; due delle quali trattano interessanti argomenti attualmente molto dibattuti.
Il primo tocca alcune
questioni concettuali nei confronti dei processi gravitativi di versante,
diffusamente presenti nel nostro Paese, e del loro stato di attività.
Relativamente a questi fenomeni naturali esiste, infatti, una copiosa
letteratura di riferimento, non sempre univoca, soprattutto per quanto concerne
alcune classificazioni, metodologie di indagine e di monitoraggio.
Il secondo
riguarda, invece, i principali metodi di datazione utilizzati in campo
geomorfologico con chiari riferimenti ai loro limiti di affidabilità e di
applicabilità e ai risultati ottenibili. Al fine di fornire uno strumento
operativo, soprattutto per coloro che intendano utilizzare professionalmente le
tecniche del rilevamento.
In una terza appendice è stato inserito un elenco di
simboli per carte geomorfologiche a media e grande scala, che, ad eccezione di
alcune modifiche ed integrazioni, si basa ampiamente su quanto proposto nelle
Guida al rilevamento della Carta geomorfologica d’Italia – 1:50.000, edita dal
Servizio geologico nazionale (Brancaccio et al., 1994).
Indice |
Presentazione
Premessa
Ringraziamenti .
1. Introduzione alla geomorfologia
1.1. Finalità della geomorfologia
1.2. Cos’è una forma?
1.3. Agenti e processi morfogenetici
1.4. Forme poligeniche, fenomeni di convergenza geomorfologica e di
inversione del rilievo
1.5. Criteri di classificazione utilizzati nella cartografia geomorfologica
1.5.1. Criteri morfografici
1.5.2. Criteri morfometrici
1.5.3. Criteri morfogenetici
1.5.4. Criteri morfodinamici
1.5.5. Criteri morfocronologici
2. La cartografia geomorfologica
2.1. Cenni introduttivi
2.2. Alcuni cenni storici sulla cartografia geomorfologica
2.3. Scelta della scala di rappresentazione nella cartografia geomorfologica
2.4. Linee guida per la realizzazione di una carta geomorfologica:
l’esperienza del Servizio geologico d’Italia
2.4.1. Aspetti generali
2.4.2. La carta geomorfologica secondo le Linee guida al rilevamento
del Servizio geologico d’Italia
2.4.2.1. Definizione
2.4.2.2. Contenuti
2.4.2.2.1. Dati topografici
2.4.2.2.2. Dati idrografici
2.4.2.2.3. Dati morfometrici
2.4.2.2.4. Dati litologici
2.4.2.2.5. Dati tettonici
2.4.2.2.6. Dati morfogenetici
2.4.2.2.7. Dati morfocronologici
2.4.2.2.8. Dati morfodinamici
2.4.2.3. Criteri di rappresentazione dei dati
2.4.2.4. Elementi a corredo della carta geomorfologica
2.5. La produzione cartografica geomorfologica ufficiale alla scala 1:50.000
2.5.1. Foglio Belluno
2.5.2. Foglio Anagni
2.5.3. Foglio Tagliacozzo
2.5.4. Foglio Città di Castello
2.5.5. Foglio Monte Etna
2.5.6. Foglio isola d’Elba
3. Il rilevamento geomorfologico
3.1. Introduzione
3.2. La raccolta dei dati esistenti
3.2.1. Basi topografiche
3.2.2. Foto aeree
3.2.3. Ortofotocarte
3.2.4. Carte geologiche e geotematiche, documenti storici,
pubblicazioni scientifiche, relazioni e rapporti tecnici
3.3. Fotointerpretazione
3.3.1. Ripresa aerea ed elementi caratteristici di una foto aerea
3.3.2. La scala di un fotogramma
3.3.3. Visione stereoscopica e stereoscopio
3.3.4. La fotointerpretazione in geomorfologia
3.3.5. Parametri delle foto aeree
3.3.5.1. Tono
3.3.5.2. Tessitura
3.3.5.3. Pattern di drenaggio
3.3.6. La restituzione dei dati
3.4. Caratteri generali delle attività di terreno
3.4.1. Tempi e organizzazione
3.4.1.1. Indagini preliminari
3.4.1.2. Rilevamento diretto di terreno e raccolta dati
3.4.1.3. Sintesi ed elaborazione dei dati di terreno
3.5. Rilevamento delle forme di erosione e di accumulo
3.5.1. Forme d’erosione e d’accumulo
3.5.2. Processi che hanno generato le forme
3.5.3. Caratteristiche geometriche di una forma
3.5.4. Determinazione dello stato di attività
3.5.4.1. Problematiche
3.5.4.2. L’attività delle forme nella comune pratica cartografica
3.5.4.3. Determinazione dello stato di attività mediante un’analisi qualitativa
3.5.4.4. Definizione dell’evoluzione delle forme mediante
tecniche strumentali di rilievo territoriale
3.5.4.4.1. Paline e dischetti metallici nelle misure dirette dell’intensità
della denudazione .
3.5.4.4.2. Gli estensimetri .
3.5.4.4.3. Gli estensimetri multibase o di profondità
3.5.4.4.4. I distometri
3.5.4.4.5. I fessurimetri
3.5.4.4.6. Gli inclinometri a sonda
3.5.4.4.7. La tecnica radar
3.5.4.4.8. La tecnica di rilevamento laser
3.5.4.4.9. Il rilievo geodetico-topografico
3.5.4.4.10. Il rilievo GPS
3.5.5. Determinazione dell’età di una forma
3.5.5.1. Campionamento per la datazione con il metodo del radiocarbonio
3.5.5.2. Campionamento per la datazione con il metodo 230Th/234U
3.5.5.3. Campionamento per la datazione con il metodo OSL
3.5.6. Ulteriori informazioni utili ai fini del rilevamento
3.6. Le modalità di registrazione in campagna dei dati
3.6.1. Carta topografica
3.6.2. Libretto di campagna
3.6.3. Immagini fotografiche digitali
3.6.4. Tablet PC
3.7. Rilevamento dei depositi superficiali
3.7.1. Metodologie d’indagine
3.7.1.1. Indagini speditive nel primo sottosuolo mediante strumentazione leggera
portatile
3.7.1.1.1. Trivella portatile manuale
3.7.1.1.2. Trivella portatile a motore
3.7.1.2. Indagini nel primo sottosuolo mediante scavi e trincee con escavatore
meccanico
3.7.1.3. Indagini mediante sondaggi meccanici
3.7.1.4. Indagini per mezzo di prove penetrometriche
3.7.1.5. Indagini geofisiche
3.7.1.5.1. Metodi geoelettrici
3.7.1.5.2. Metodi sismici
3.7.2. Cenni sulla descrizione degli affioramenti
3.7.2.1. Spessore
3.7.2.2. Geometria
3.7.2.3. Granulometria
3.7.2.4. Classazione
3.7.2.5. Tessitura
3.7.2.6. Addensamento
3.7.2.7. Consolidazione
3.7.2.8. Cementazione
3.7.2.9. Caratteristiche dei clasti e della matrice
3.7.2.9.1. Litologia
3.7.2.9.2. Alterazione
3.7.2.9.3. Morfologia dei clasti
3.7.2.10. Strutture sedimentarie primarie
3.7.2.10.1. Strutture stratificate e laminate
3.7.2.10.2. Strutture gradate
3.7.2.10.3. Strutture da trazione
3.7.2.10.4. Strutture di erosione
3.7.2.10.5. Strutture da trasporto in massa
3.7.2.10.6. Strutture deformative
3.7.2.10.7. Strutture biogene
3.7.2.10.8. Strutture chimiche primarie
3.7.2.11. Strutture sedimentarie secondarie
3.7.2.12. Colore
3.7.2.13. Superfici di discontinuità
3.7.2.14. Strutture da deformazione tettonica e gravitativa
3.7.2.15. Facies e ambiente deposizionale
3.7.3. Depositi colluviali, prodotti eluvio-colluviali, suoli e paleosuoli
3.7.3.1. Depositi colluviali e prodotti eluvio-colluviali
3.7.3.2. Suoli e paleosuoli
3.7.4. Alcune modalità e tecniche di campionamento
4. L’informatizzazione dei dati di Valerio Noti
4.1. L’impiego degli strumenti informatici nella geomorfologia
4.2. I sistemi informativi geografici
4.2.1. Concetti fondamentali dei GIS
4.2.2. Rappresentazione dei dati: vettoriale e raster
4.2.3. Il database degli attributi
4.2.4. Tipologie di dati
4.2.5. La vestizione dei geodati
4.3. Il concetto di scala in un GIS: la scala nominale
4.4. L’analisi spaziale (geoprocessing)
4.5. I modelli digitali di elevazione (DEM)
4.5.1. Definizioni
4.5.2. Utilizzo dei DEM nelle Scienze della Terra
5. Cenni sull’allestimento e la stampa di una carta geomorfologica in formato
digitale
5.1. Dall’originale di campagna alla carta digitale
5.1.1. Reperimento della base topografica digitale
5.1.2. Vettorializzazione
5.1.3. Vestizione della carta
5.1.4. Allestimento finale della carta
6. La stesura di note esplicative
6.1. Generalità
6.2. Principali argomenti trattati
7. Lettura ed interpretazione delle carte geomorfologiche
7.1. Introduzione
7.2. Lettura di una carta geomorfologica
7.2.1. Indicazioni generali
7.2.2. Esempi di lettura ed interpretazione
7.2.2.1. Carta geomorfologica di un’area dell’Alta Valtellina (SO)
7.2.2.2. Carta geomorfologica dell’isola di Pianosa (Arcipelago Toscano)
7.2.2.3. Carta geomorfologica della conca intermontana di Oricola-Carsoli (AQ)
Appendice A1.
Considerazioni sui fenomeni franosi e sul loro
stato di
attività
A1.1. Aspetti generali
A1.2. Le frane nella cartografia geologica e geomorfologica ufficiale
A1.3. Tipo di movimento
A1.4. Velocità del movimento
A1.5. Stato di attività
A1.6. Approccio metodologico allo studio di una frana
A1.7. Conclusioni
Appendice A2.
Principali metodi di datazione delle forme e dei depositi
A2.1. Metodi siderali
A2.1.1. Dendrocronologia
A2.1.2. Metodo delle varve
A2.1.3. Dati storici
A2.2. Metodi isotopici
A2.2.1. Radiocarbonio
A2.2.2. Isotopi cosmogenici
a2.2.3. Metodo 40K/40Ar e 39Ar/40Ar
A2.2.4. Serie dell’uranio
A2.3. Metodi radiogenici
A2.3.1. Luminescenza termicamente (TL) e otticamente stimolata (OSL)
A2.3.2. Electron Spin Resonance (ESR)
A2.3.3. Tracce di fissione
A2.4. Metodi chimici e biologici
A2.4.1. Lichenometria
A2.5. Metodi geomorfologici
A2.5.1. Pedocronologia
a2.5.2. Morfostratigrafia
A2.6. Metodi basati sulle correlazioni
A2.6.1. Tefrocronologia
Appendice A3.
Simbologia per carte geomorfologiche a media e grande scala
A3.1. Indicazioni generali sull’uso della simbologia
Bibliografia |
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